Riconoscimenti e guide specializzate 2016

In questo post raccolgo i riconoscimenti e le recensioni ufficiali ricevute nel 2016 per il percorso e i risultati ottenuti in questi primi due anni di SALTAPOGGIO, dei quali sono orgoglioso e soddisfatto. Grazie mille!!!

 

GAMBERO ROSSO “OLI D’ITALIA 2016” – DUE FOGLIE ROSSE – OLII ECCELLENTI – Olio EVO monocultivar FRANTOIO Etichetta Nera 2015 – Olio EVO Etichetta Verde 2015

 

due foglie rosse 2016

SLOWFOOD “GUIDA AGLI EXTRAVERGINI 2016” – Olio EVO monocultivar FRANTOIO Etichetta Nera 2015 – Olio EVO Etichetta Verde 2015

 

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GUIDA DELL’OLIO 2016 MERUM ” Merum Taschenführer Olivenöl” – ♥ – Extravergine 2015

 

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CONCORSO “PREMIO IL MAGNIFICO 2016” – valutazione OLIO EXTRAVERGINE DI ALTA QUALITA’ – olio EVO Monocultivar FRANTOIO Etichetta Nera 2015

 

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2016

 

 




Se son rose fioriranno …

Un comico aggiungeva poi una domanda : “ … e se sono cachi?” la risposta datevela da voi … è abbastanza facile. E se son mignole? Già perché io adesso voglio parlare di mignole. Cosa sono le mignole? Sono i piccoli, il nome un po’ lo dice, fiori dell’olivo. Sono biancastri e formati da quattro microscopici petali.

Questa è la stagione in cui compaiono sui rami e sono simili a dei grappoli. Quanto sia importante nella fase di produzione dell’olio è dimostrato da alcuni proverbi popolari: mignola d’aprile si condisce col barile, a dire che se la fioritura è nel 4° mese dell’anno sarà redditizia, e poi prosegue mignola di maggio solo per assaggio e qui dice che se la fioritura arriva invece nel mese successivo potrebbero esserci guai nella produzione dell’olio.

Che la fioritura fosse una cosa importante in tutto l’ecosistema che regolava la vita dei contadini non è solo dimostrato dai proverbi, perché sappiamo bene quanta importanza avesse l’olio nella vita di chi abitava abbracciato a queste colline.

E’ il vento l’attore principale nella fecondazione di questi piccoli fiori: infatti è lui che trasporta i diversi pollini dalle diverse piante di olivo che sono sparse nel territorio circostante. Anche se non tutte le gemme diventeranno fiori è interessante sapere che le gemme sono state predestinate dalla pianta fino dall’anno precedente.

In questo gioca un ruolo decisivo il lavoro dell’uomo che agisce attraverso il lavoro di potatura e sfoltitura dei rami perché solo sui rami giovani si formano le gemme. Ma anche se sono ‘teoricamente’ pronte a diventare fiori le gemme possono essere influenzate e danneggiate da una pluralità di fattori … il freddo che po’ arrivare improvviso anche in questa stagione ma anche il caldo eccessivo… la forte pioggia … ma anche il vento troppo intenso…

Queste piante sono esseri sensibili a cui è necessario essere vicini, senza violentarle o brutalizzarle, per farci dare i loro preziosi frutti, a conferma di quanto questa pianta millenaria abbia vissuto in simbiosi con l’uomo, facendosi addomesticare, così da darci un frutto così prezioso per la nostra salute e per la nostra alimentazione.

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Queste sono le mignole che ho fotografato nei miei campi, pronte a diventare frutti e trasformarsi poi in ricco olio alimentare. Io non ho trattato in alcun modo le piante, né con additivi chimici né concimi di sintesi ho solo sfalciato l’erba intorno alla pianta e fatto una potatura mirata ad agevolare il processo di fioritura e di sviluppo armonico della pianta.

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E’ ancora presto e bisogna un po’ stare con il naso verso il cielo – cosa non facile per noi umani ormai abituati a guardare i monitor e gli schermi – per vedere quale tempo sarà e che tipo di situazione si verrà a creare nei prossimi mesi per la maturazione delle olive …

Vi terrò informati … e tante mignole a tutti!

 

 




Saltapoggio al Food Revolution Day a Fiesole!!!

Ieri è stata una giornata speciale. In occasione del Food Revolution Day, la Jamie Oliver Food Foundation in collaborazione con la scuola elementare di Fiesole, ha proposto “l’orto nel piatto”, un pomeriggio di giochi e attività legate al cibo per riportare i bambini ad un rapporto più diretto con la terra ed i suoi frutti commestibili.

La mia amica Claudia Guarducci, blogger di www.pandiramerino.it è stata l’ambasciatrice di questo evento.

Qualche tempo fa Claudia mi ha presentato il suo progetto, chiedendomi se fossi interessato a partecipare con il mio olio.

Ovviamente ho subito accettato ed ho deciso di organizzare per i bambini un simpatico laboratorio sull’olio extravergine di oliva: Laboratorio del gusto, scegli quello giusto.

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In questo pomeriggio festoso, nonostante il tempo piovoso, i bambini della scuola si sono divertiti ad imparare ad assaggiare l’olio, cercando di riconoscere con l’analisi gustativa i vari sentori positivi che un olio extravergine di qualità deve avere, confrontandolo ad un olio extravergine della grande distribuzione. Gli oli sono stati messi in due bicchierini anonimi che sono stai chiamati campione n°1 e campione n°2. Nessuno di loro sapeva quale olio fosse presente nel bicchierino.

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Beh, potrà sembrare incredibile, ma la maggior parte di loro è stata capace di riconoscere quale fosse l’olio di qualità proposto (per fortuna), spingendosi anche nel riconoscere un sentore di carciofo e di mandorle.

Alcuni invece, non abituati ad usare l’olio extravergine a casa, l’hanno definito troppo piccante o amaro.

In ogni caso sono stati bravissimi, molto attenti e golosi nel mangiare la fetta di pane inzuppata nel nostro olio.

Davvero una bella esperienza, da ripetere presto in altre scuole!

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Pasqua, Frasche e Tagliolini

 

Fra pochi giorni sarà Pasqua. Qui a casa Saltapoggio stiamo  preparando un coloratissimo … albero della Pasqua!

E’ il periodo della potatura primaverile e le frasche di olivo non ci mancano davvero (le frasche da queste parti sono i rami). Edo ne ha portata a casa una bellissima, che  io ed i bambini abbiamo addobbato. Quella dell’albero pasquale è una tradizione antica, probabilmente del medioevo, dei paesi nordici. Io l’ho scoperta tanti anni fa a Praga. Oggi alla vecchia usanza pagana di addobbare rami secchi con uova e fiori freschi in segno di rinascita, si è sovrapposta quella cristiana.
La tradizione prevede di usare vere uova, a cui si è tolto con un piccolo foro il tuorlo e l’albume. Si colorano vivacemente e poi si appendono. Dovete stare attenti a maneggiarle perché sono delicate. I miei bambini per le decorazioni, oltre ai classici ovetti di legno o di carta hanno aggiunto quelle trovate da Tiger a forma di pulcino, uovo, coniglietto.
Ecco il nostro albero, bello vero?
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Ogni giorno, da qui al 27 marzo, viene salutato con una bella x sul calendario … la sorpresa dell’uovo di Pasqua crea sempre grandi aspettative … mentre noi, donne di famiglia, abbiamo già pensato a cosa preparare per il pranzo. Sono occasioni in cui al piacere del rispetto della tradizione si unisce anche il desiderio di preparare qualcosa di nuovo.
Così ho pensato a questo gustoso primo piatto: tagliolini, limone e olio.
La ricetta mi è stata tramandata da mia suocera, Nada, una bravissima cuoca. Nada è nata e cresciuta in un podere a Scansano in provincia di Grosseto. I suoi genitori erano contadini e lei, penultima di 5 figli, era addetta ai lavori di casa.
Ha imparato a cucinare fin da piccola i piatti della tradizione maremmana, semplici genuini e buonissimi.
La sua specialità è la pasta fresca fatta a mano: tortelli, lasagne, tagliolini, spaghetti alla chitarra … avete già l’acquolina? Beh, io si! I tagliolini al limone e olio hanno dei colori che si sposano benissimo con la primavera, e mangiati durante una bella giornata di sole, magari in giardino, con un buon bicchiere di vino bianco…ci avvicinano alla felicità.
Ecco la sua ricetta per 4 persone:

Avrai bisogno di:
  • 1 cipolla bianca piccola
  • 200 g prosciutto cotto italiano alta qualità
  • 1 carota piccola
  • 250 ml panna fresca
  • 1 limone biologico (dei limoni in giardino)
  • q.b. olio extravergine di oliva alta qualità
  • 400 g tagliolini freschi

Come si fa:

 In un tegame mettete un po’ di olio, la cipolla e la carota, tagliate finemente e fate cuocere con il coperchio. Aggiungete poi il prosciutto cotto tagliato a dadini e lasciate cuocere per altri 5 minuti, aggiungete poi il limone spremuto e metà della buccia grattugiata. Poi frullate il tutto, avendo l’accortezza di lasciare qualche pezzetto intero di prosciutto cotto ed infine aggiungete la panna. Cuocete i tagliolini in abbondante acqua salata per il tempo di cottura necessario e poi versate nella padella e condite con il sugo precedentemente cucinato. Passate un ultimo  filo di olio sopra.

 Servitevene un’abbondante porzione e … buon appetito! e buona Pasqua!
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Olio tunisino: problema reale o fenomeno mediatico?

La notizia dell’olio tunisino è ormai di moda, e come tutte le mode la si ritrova declinata in tutte le salse. Questo credo che ormai lo abbiamo capito tutti e cioè che per costruire la notizia c’è bisogno di creare un ‘clima da caccia alle streghe’ che permetta di dare valore ed ascolto alla notizia stessa. Bene: la notizia qual è? La Comunità Europea ha stabilito di innalzare l’import di Olio dalla Tunisia di 35mila tonnellate in più, sia per il 2016, che per il 2017.

In Italia il consumo è di 600mila tonnellate, l’ export è di 400mila, quindi il fabbisogno si attesta sul milione di tonnellate. Ne produciamo tra le 300mila e le 350mila, e stiamo diminuendo perché non ne piantiamo, quelli che abbiamo li curiamo poco, e magari li abbattiamo per farne villette.

Il fatto che ha creato tutto questo scalpore e che rischia di far dimenticare il resto è che noi, in Italia già importiamo massicciamente olio dalla Spagna e dalla Grecia, oltre che dalla Tunisia. Forse il consumatore può non essersene accorto, ma i nostri produttori e distributori lo sanno benissimo!

Verità e peccato. Se, come vi abbiamo consigliato molte volte, avete provato a sbirciare sull’etichetta dell’olio comprato e vi è capitato di leggere “misciela di oli di oliva comunitari” : vi sarete domandati, ma quest’olio da dove viene? In questa manciata di parole c’è la verità: prima di tutto è una “misciela” e poi proverrà da paesi mediterranei “ comunitari” …

Come diceva un politico del secolo passato, a pensare male si fa peccato ma spesso si va vicini alla verità. Eh! Già. Perché questo è quello che di fatto è scritto a norma di legge sull’etichetta e quindi sotto gli occhi di tutti. Perché poi ci stanno le frodi: quelli cioè che ti vendono un prodotto italiano e che invece tanto italiano non è. D’altra parte l’Italia è un paese che consuma molto più olio di quello che produce, ma riesce a fa diventare ‘olio italiano’ moltissimo olio che va nel mondo. Se non è un ‘miracolo italiano’ questo … poco ci manca!

Se uno vuole, sa dove guardare. Ma lasciamo stare le frodi! Non voglio neanche essere prevenuto e giudicare a priori quello che sarà il percorso fino al consumatore e la qualità di questo olio, abbiamo tutti gli strumenti per accertare la sua qualità e salubrità, se vogliamo. Basterebbe rendere normativo l’uso di evidenziare in etichetta le informazioni necessarie, dalle tipologie di cultivar usate ai metodi di raccolta e lavorazione, per permettere ai consumatori di capire la provenienza dell’olio. Non serve tanto demonizzare qualcuno quanto permettere a tutti di sapere cosa compra.

Export. In Italia si produce molto olio extravergine di oliva, ma parte di questo è venduta fuori dai nostri confini, tanto che siamo costretti ad importarlo per soddisfare le esigenze interne: vi sembra strano? Se il mercato ha realizzato questo tipo di convenienza è perché c’è un beneficio per chi opera massicciamente nell’export. D’altra parte uno dei brand che maggiormente fanno da traino nella nostra economia è proprio l’agroalimentare. Quindi è evidente che a qualcuno fa comodo.

Sviluppo. Il problema principale è che la politica italiana dovrebbe stimolare maggiormente lo sviluppo del settore dell’ olivicoltura. Come tutti i settori economici se non ci sono investimenti e ricerca, il comparto nel corso del tempo perde in efficienza e produttività.

 

 

Consum-attore. Non dobbiamo lasciare che siano gli altri a decidere per noi, abbiamo un ruolo importante in tutto questo: siamo noi i consumatori, anzi i consum-attori! Abbiamo il potere di scegliere l’olio buono e a contestare l’olio difettoso. Dobbiamo imparare a riconoscerlo. Passare dall’abitudine alla cultura dell’olio extravergine di oliva, apprezzarne le molteplici qualità alimentari, salutistiche e di abbinamento ai nostri piatti.
Questo significa saper riconoscere un olio extravergine (che per essere degno di questo nome mai e poi mai non dovrebbe essere difettoso):

  • leggere bene sull’etichetta per sapere se l’olio è italiano
  • dove è stato prodotto e confezionato
  • la sua data di scadenza
  • l’anno di raccolta delle olive.

Produrre qualità costa. Se vogliamo salvaguardare anche la tradizione del nostro paesaggio. Se vogliamo mantenere oliveti a volte centenari. Se vogliamo che i criteri siano certificati: le cure colturali, dalla potatura alla raccolta, sono enormi. E’ evidente che il prezzo di vendita racchiude in sé tutti i sacrifici e gli investimenti che il singolo produttore ha dovuto affrontare per ottenere quel prezioso nettare. Scegliere prodotti a basso costo facilmente ci porta a consumare prodotti di scarsa qualità. Dobbiamo investire su di noi e sulla nostra salute, perché l’olio italiano è buono e fa bene, ma deve essere di alta qualità per esprimere al meglio le sue caratteristiche uniche.

Anch’io in tv. Sull’onda di questo improvviso interesse che la notizia della apertura della U.E. all’olio tunisino ha suscitato sui giornali e tv. Ecco una porzione della mia intervista che è andata in onda su LA7 il 14 Marzo nella trasmissione “L’aria che tira” condotta da Myrta Merlino.

http://www.la7.it/laria-che-tira/video/il-produttore-di-olio-bio-contro-lue-14-03-2016-177541

Buon olio a tutti.

 




Tutti i gusti son gusti … purché l’olio extravergine di oliva sia di quelli giusti!

Post della Domenica nella macchina del tempo… e se io fossi Edo, ma di duemila anni fa? Cioè se il mio olio EVO Saltapoggio a quel tempo si fosse chiamato Thoras Laneus Collibus? (Ci avrò azzeccato con la traduzione?) E se invece di avere Renzi come presidente del Consiglio avessi avuto Tiberio come imperatore?

Chissà come sarebbe stata la faccenda …. Di sicuro vi avrei voluto, in questa Domenica piovosa, tutti invitati a casa mia. E qui vi avrei servito una cena sontuosa. Tanto per cominciare, dietro ognuno di voi seduti a tavola ci sarebbe stato un servo pronto ad aiutarvi in qualsiasi azione, versare vino, servire a tavola … e poi avrei chiesto un po’ di attenzione …

 

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… silenzio prego … silentium … avrei da farvi assaggiare il mio olio prelibato … prima di tutto il top di gamma, l’oleum ex albis ulivis, il più pregiato, ottenuto da olive verdi raccolte a mano, ve lo consiglio per condire le verdure e le insalate, ma è speciale su tutte le pietanze, versatene abbondante per poterlo gustare e assaggiare. Com’è? Optimo! Perfetto.

E ora assaggiate questo mio oleum viride, cioè verde, anche questo ottenuto da olive ancora verdi, usato per cucinare. Ma se qualcuno dal palato e dai gusti più esigenti me lo chiede ecco l’oleum maturum, di sapore diverso è indicato per abbinamenti con cibi cotti, e l’ho ottenuto da olive già mature.

Poi ne ho altri cinque tipi in dispensa ma non sono adatti al vostro palato. Alcuni, quelli più scadenti, li uso per accendere le lampade o per riscaldarmi il corpo in inverno quando mi faccio i massaggi.

Mentre la cena va avanti ci sarebbe stato di sicuro qualcuno, qualche amico buontempone, che per farmi uno scherzo viene a dirmi che ha assaggiato l’olio verde di Venafro, o quello di Liburnia che viene dall’Istria e mi avrebbe detto che sono migliori del mio …. Faccio finta di arrabbiarmi, lo so che mi vogliono sempre punzecchiare perché dico che il mio è l’olio migliore di tutto l’impero romano …

E c’è sempre qualcuno che riporta un po’ di gossip … che dice ma lo sai tizius e caius … ecco allora servita fresca fresca la notizia che ha riportato Apicio nelle sue cronache: c’è qualcuno (ma l’hanno preso) che vende l’olio comprato in Spagna facendolo passare (e pagare) come olio dei suoi oliveti! … e ci risiamo!.. ma perché il mondo gira e rigira ma passa sempre negli stessi posti?

Eh… eh… eh … che dite sto sognando o sono gli effetti di un pasto abbondante? Non so come mi sarei comportato se in qualche vita precedente fossi stato davvero latifondista in qualche zona della maremma toscana … latifondista? Mah! Di sicuro avrei avuto a che fare con l’olio. Anche perché nel mondo romano non si usava altro condimento per cucinare, ed era protagonista in tavola ieri come oggi.

 

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Così come non è cambiata l’idea di come l’olio si possa accostare agli alimenti sia per assecondare sia per contrastare, cioè al fin fine: tutti i gusti son gusti … purché l’olio sia di quelli giusti! E a tavola duemila anni dopo ha sempre un ruolo da protagonista, per condire e per stare bene.

Buona Domenica, e mi raccomando condite bene!




BUON SAN VALENTINO in OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA

Si dice che a San Valentino un torta d’amore viene più buona con l’olio EVO Saltapoggio!

E così vi postiamo una fantastica ricetta che ci ha dato Enrico, per festeggiare un San Valentino gustosissimo!

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Avrai bisogno di:

  • Farina 300 gr
  • zucchero 250 gr
  • 2 uova
  • 1 e bicchiere e 1/2 di latte
  • 2 tazzine di olio extravergine di oliva
  • 1 bustina di lievito
  • 250 gr panna fresca da montare
  • zucchero a velo
  • cacao in polvere

Come si fa:

Prendete una ciotola e rompete le uova, unite lo zucchero e sbattetele energicamente finchè non saranno montate. Aggiungete il latte e setacciate la farina, infine aggiungete l’olio e mescolate finchè non otterrete un composto omogeneo. Aggiungete il lievito ed infornate a 180°, per 35 minuti circa e finchè la prova dello stecchino non ve lo renderà asciutto.

Lasciate raffreddare la torta. Intanto montate la panna aggiungendo due cucchiai di zucchero a velo.

Tagliate la torta a metà e farcitela con la panna.

Infine decoratela con del cacao in polvere.


Servitevene un’abbondante porzione e gustatela lentamente!

E tu cosa hai preparato con l’olio extravergine di così gustoso? Scrivici e pubblicheremo la tua ricetta!

Buon San Valentino!




Potando si impara!!!

 

 

Questo 2016 è decisamente partito a razzo. Come vi avevo detto una delle mie attività riguarda i corsi per la potatura dell’olivo. E anche quest’anno, organizzati insieme alla Società Toscana di Orticultura, con sede per i corsi a Villa Bardini una delle dimore più prestigiose ed eleganti di tutta la città, hanno preso il via le lezioni del Corso di potatura dell’olivo (a proposito che ne dite della vista sul centro di Firenze?).

A Villa Bardini sono spesso ospiti mostre ed eventi di alto livello … quindi insomma … hem … hem … avete capito – anche se non è la prima volta che faccio questo corso – provo sempre una certa emozione a stare in quelle stanze.

 

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Il corso che è iniziato il 29 gennaio è suddiviso in 4 giornate di 6 ore, per un totale di 24 ore. Durante le giornate si potranno approfondire e provare dal vero le varie tecniche di potatura dell’olivo, prendendo anche in considerazione gli altri aspetti colturali, varietali e ambientali che influiscono sullo sviluppo complessivo della pianta e sulla sua gestione. Io so per esperienza che per fare un buon olio è indispensabile poter avere una “bella pianta” che produce bene e felicemente i propri frutti durante il lavoro di un anno. E per avere una bella pianta è necessario curarla e trattarla bene, tagliando e potando dove serve con perizia e attenzione.

 

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Eccomi qui al lavoro con un gruppo di miei allievi durante un momento delle lezioni.  Quest’anno c’è stato così tanto interesse intorno alle tematiche trattate, che si sta già fissando una seconda edizione del corso, per dare l’opportunità di iscriversi anche a chi non ha potuto partecipare.

Per me è sempre grande motivo di soddisfazione e – come sempre quando si insegna- è anche un modo per comprendere e ‘mentalizzare’ meglio certi meccanismi di potatura. Il bello dell’insegnamento infatti è anche questo: aiuta ad apprendere e motivare in profondità il perché di certe scelte.

E’ proprio vero … potando si impara … buon olio a tutti!!!

 




Sapori e Saperi: quale olio è indicato per certi abbinamenti?

Per iniziare ci starebbe benissimo, la classica citazione latina “De gustibus non disputandum est”, che tradotto nella lingua dei nostri giorni sarebbe “tutti i gusti sono gusti” ma anche “a ciascuno il suo olio”. Praticamente detto questo si potrebbe aver già concluso il nostro intervento e mettersi a fare dell’altro. Ma come?… Tutto qui?

Davvero è un fatto così personale che non si può trovare un denominatore comune? In prima battuta è fondamentale affrontare la distinzione fra oli EVO – extravergini di qualità e quelli commerciali. Qui non si tratta solo di tracciare una linea di demarcazione fra sapori e saperi, ma fra qualità organolettiche e nutritive che possono dare all’organismo un apporto fondamentale salutare. Cioè mettere in tavola non solo un sapore ma un ingrediente di salute, un elisir di lunga vita. Vale la pena di ricordare come ad un mio cliente inglese, fosse stato prescritto come nutrimento quotidiano l’utilizzo di minimo due cucchiai di olio extravergine (ricco di polifenoli) al giorno, come cura.

Non sempre però si riesce a far percepire che ciò che fa bene ha anche un buon sapore. Facciamo un esempio: (vero). Una centrale del latte decide di mettere in commercio un latte arricchito di lactobacillus acidophilus cioè un batterio come quelli dello yogurt. Ne scaturisce un latte arricchito che aiuta ad aumentare le difese dell’intestino. Peccato che quel fermento sia insapore e che quindi il consumatore possa arrivare facilmente a domandarsi: … perché pagare il 20% in più per un latte che ha lo stesso sapore dell’altro? Se non sento la differenza … non sono convinto. Quindi i furboni del marketing della centrale cosa fanno? Suggeriscono di alzare la soglia di grasso. Una piccola variazione fa percepire il latte come più gustoso. Il palato ‘sente’ un latte più sapido, percepisce qualcosa, immagina che sia il sapore del buon batterio e invece è un’altra cosa … è semplicemente più grasso! Ok, avete capito.

 

Tagliolini al limone Saltapoggio
Tagliolini al limone Saltapoggio

 

Torniamo all’olio extravergine di oliva. Ed ai diversi tipi di oli e a quale impatto possono avere sul palato e sui cibi. Quante volte è capitato al mare o in vacanza di portare in regalo ad amici milanesi o torinesi, ma anche veneti o emiliani, il tipico olio di frantoio toscano, così verde, così intenso, così denso? E vedere, nelle loro facce, dipingersi lo stupore? E che, una volta scoperto quel gusto, sia diventata una piacevole abitudine da portare in tavola? E’ normale infatti che il confronto fra olio toscano (di alta qualità) e quello che normalmente stava sulla loro tavola li lasciasse spaesati. E’ capitato anche a noi, di andare in vacanza in montagna e trovare sulla tavola quelle ampolle d’olio dai contenuti così trasparenti che in certe occasioni avresti potuto tranquillamente scambiarli per aceto o vino bianco.

 

Insalata sfiziosa con olio Saltapoggio
Insalata sfiziosa con olio Saltapoggio

 

Quindi, per chi non è abituato, c’è sicuramente da superare un impatto di colore e anche … di sapore! Si certo perché anche su una banale insalata, l’olio extravergine di oliva eccellente ha un sapore, eccome se ce l’ha! Ecco uno schema di massima che potrà guidarvi negli abbinamenti:

OLIO EVO DI GUSTO FRUTTATO LEGGERO si accompagna a salse tipo maionese, pesci delicati e bolliti, insalate di gusto leggero e delicato come la lattuga e la valeriana.

OLIO EVO FRUTTATO MEDIO è invece indicato per le minestre di verdura, il carpaccio di pesce o carne, o per la bresaola, i pesci cucinati al forno o grigliati, le verdure lessate, il pinzimonio di finocchio, carciofo e carote, le melanzane grigliate.

OLIO EVO FRUTTATO INTENSO è invece indicato per le zuppe importanti come la ribollita o quella di farro, la minestra di pasta e ceci, le insalate miste con cicoria o con rucola, le verdure cotte ma dal gusto più deciso come le rape o il cavolo nero e infine i legumi come ceci, fagioli, lenticchie.

Abbiamo suggerito abbinamenti per accompagnare in modo armonico il gusto di un piatto ad un determinato tipo di olio, ma va tenuto presente che per certi tipi di cucina e per certi palati, è invece preferibile un sapore a contrasto: ad esempio su una caprese può piacere mettere il sapore intenso dell’olio Evo con la dolcezza del latte della mozzarella …

 

Mozzarella in insalata Saltapoggio
Mozzarella in insalata Saltapoggio

 

Ve l’avevo detto, … de gustibus …, si però fino ad un certo punto. Perché l’olio deve essere eccellente e non il primo che capita …

 




Cosa si prepara con l’olio nuovo in Toscana?

 

 

 

La raccolta è finita! Anche Novembre è passato, e con sé tutto il lavoro nei campi, faticoso, divertente, ricco di soddisfazioni!

Edo ha raccontato il suo diario della raccolta, ecco il mio , dal punto di vista femminile….

Domenica mattina 7 novembre abbiamo raccolto le olive intorno a casa. Sono pochi alberi, ma posizionati in un modo che non facilita certo la raccolta.

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Il nostro giardino è fatto di vari livelli, e non è possibile stendere i teli verdi lunghi, quindi ogni albero ha bisogno del suo telo… insomma di tempo se ne perde tanto, ma è la raccolta della nostra famiglia…. tre generazioni che si ritrovano in un giorno di festa. Si perché poi abbiamo mangiato tutti insieme intorno al grande tavolo dei miei genitori, al tiepido sole di Novembre. Per essere sinceri, io ho più cucinato e mangiato… che raccolto!

Cosa si può preparare per il pranzo della raccolta? Mentre cercavo di organizzare la spesa, mi è venuto in mente un ricordo, piccolo, sospeso in una parentesi di felicità.

Con Edo, subito dopo la mia laurea, abbiamo vissuto a Badesse, vicino Siena, la nostra casa era proprio in mezzo ai vigneti dell’azienda vinicola per la quale Edo lavorava. I colori autunnali rendevano quel paesaggio ancora più bello, e le grandi finestre del salotto ci stregavano con la loro vista. E’ stata la prima nostra casa, avevamo un ritmo e uno stile di vita che sono un lontano e piacevolissimo ricordo. L’era prima dei figli, la chiamiamo noi!

La Domenica, se non tornavamo a Firenze, era il giorno dedicato ai pranzi, con gli amici o con la famiglia, alle passeggiate lungo ai vigneti, alle visite alla cantina dell’azienda. Al ritorno, ci aspettavano le castagne da accompagnare al vino nuovo.

Se chiudo gli occhi, mi tornano in mente il profumo e il gusto squisitamente intenso di quel vino. Una domenica erano venuti a pranzo i miei genitori, e per l’occasione avevo preparato uno dei piatti preferiti del mio Babbo: la ribollita. Cucinata seguendo la sua ricetta ovviamente!

E allora quale piatto migliore ci potrebbe essere per gustare il nostro olio nuovo, appena franto?

La ribollita è un tipico piatto della tradizione fiorentina. Si dice che abbia avuto origine nel Medioevo, quando i servi mangiavano ciò che restava dai banchetti dei loro padroni. I servi recuperavano gli avanzi di pane e li facevano ribollire in acqua con qualsiasi verdura o pietanza riuscissero a recuperare nel villaggio. La zuppa così creata poteva durare a lungo e ogni giorno, prima di essere portata a tavola, veniva fatta ribollire per essere servita calda.

Della ribollita non esiste un’unica ricetta, ma qualsiasi ricetta vogliate seguire ricordatevi che non possono mancare i fagioli, il cavolo nero e l’olio extra vergine di oliva.

Il cavolo nero è una delle varietà di cavolo meno conosciuta, le sue foglie allungate ed arricciate hanno un colore molto scuro. E noi lo abbiamo nel nostro piccolo orto!


 

Avrai bisogno di:

cavolo nero 250 gr

fagioli cannellini 250 gr

carote 100 gr

cipolla 100 gr

pomodoro 100 gr

sedano 100 gr

bietola 250 gr

patate 250 gr

porro 100 gr

cavolo verza 100 gr

Scorza di Parmigiano Reggiano

Come si fa:

Per preparare la ribollita si deve ridurre in purea al passa verdure una parte dei fagioli cannellini e cuocerli insieme al cavolo nero e agli altri odori e verdure (porro, cipolla, carote, sedano, pomodori, bietola, cavolo verza, ecc.). Dopo aver fatto bollire il tutto per circa un ora, si aggiunge il pane toscano, tagliato a fette, insieme al resto dei fagioli interi e si rimette a bollire. Il nostro ingrediente segreto è la scorza di parmigiano, da unire in cottura tagliata a piccoli pezzi. Quando mangiando la incontri, insieme alle verdure, è una vera delizia. A chi non piace il connubio fagioli-formaggio, si astenga dal metterla!


 

Prendete un’abbondante porzione di ribollita, irroratela di olio extra vergine di oliva e gustatela lentamente!

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P.S. La dose riportata è per una famiglia di 4 persone a cui piace mangiare!